Per i nemici della Chiesa

I nemici della Chiesa cattolica non hanno bisogno di sprecare energie.

La situazione della Chiesa oggi è paragonabile ad una casa di legno che da ore viene devastata da un incendio.

I nemici della Chiesa, non sapendo che il legno prima di cedere può bruciare anche per intere ore, si affannano a soffiare sul fuoco, ottenendo talvolta il risultato contrario (cioè di spegnerlo) perché la Chiesa perseguitata è assai più resistente della Chiesa trascurata.

Ma l’incendio, ahinoi, prosegue.

Una delle peggiori fiamme di questo incendio è -sia detto in maniera generale, senza fare stavolta tutte le dovute precisazioni- il fatto che oggi si sputa sulle vocazioni nonostante tanta pastorale vocazionale e tanto ciarlare sulla scarsità del clero e sulla progressiva estinzione dei religiosi.

La Chiesa, di fatto, sta castrando se stessa, in un circolo vizioso in cui sacerdoti mediocri selezionano a loro volta candidati al sacerdozio mediocri.

Non paia eccessiva la terminologia qui utilizzata. Un tempo “scienziato” era sinonimo di sacerdote; per opera di carità, o talvolta per la semplice passione per le cose “create dal Signore”, il sacerdozio cattolico ha originato direttamente o indirettamente musica, letteratura, etnografia, scultura, genetica, astronomia, pittura, giurisprudenza, architettura, cartografia, linguistica… Il sacerdote, uomo al servizio esclusivo dell’insegnamento della fede, della guida del popolo cristiano, dell’amministrazione dei sacramenti, ha trasmesso – con l’approvazione e il sostegno dei suoi superiori – i propri talenti umani.

“Un tempo”, ecco, perché c’è un prima e un dopo, cioè c’è stata un’epoca problematica ma nella quale tutto sommato si teneva in seria considerazione il desiderio di donarsi a Cristo, e c’è invece l’epoca problematica (quella attuale) nella quale alle vocazioni si applica un perniciosissimo filtro che qui potremmo chiamare “funzionalismo”, dove il sacerdote è una sorta di “impiegato del sacro”.

Al triplice munus è stata sostituita la triplice machina: nelle strutture di formazione si guarda troppo al futuro e troppo poco al presente, si guarda troppo all’incarico e troppo poco alle caratteristiche del singolo, si guarda troppo seriamente alla programmazione e troppo superficialmente alle capacità dei singoli… una sorta di stalinismo ecclesiastico dove il Soviet Supremo non è un’entità fatta di persone ma è un guazzabuglio di mode passeggere, non meno esigenti e inappellabili di eventuali dittatori in carne ed ossa.

La triplice machina: machina gubernandi, cioè il prete-amministratore dalle mille riunioni, dai mille adempimenti amministrativi, dai mille “consigli” pastorali-diocesani-parrocchiali… machina docendi, cioè il prete-replicatore delle menate più in voga, dal telegiornale della sera prima all’ultima deiezione dell’animoso gruppo interparrocchiale, dal “valorizzare” gli insipidi cartelloni della Conferenza Episcopale al dispensare frasi di circostanza con una spruzzatina di Bibbia dolcificata… machina sanctificandi, cioè il prete-direttore d’orchestra, recitatore di narcotizzanti formule e di soporifere prediche, sopportatore provetto delle lagne musicate che prendono il nome di “canto liturgico” quando non organizzatore e “animatore” dell’autocelebrazione dello stupidario comune…

Nelle strutture di formazione c’è un’idea troppo funzionale del sacerdote, visto come impiegato necessario a mantenere lo status quo di parrocchie incistate su assemblee che celebrano se stesse e su cristiani che partecipano più per senso del dovere che per percepita necessità.

Dov’è finito il sacerdote impavido di fronte alle cose del mondo, disposto a rischiare la propria faccia? Che fine ha fatto il sacerdote uomo di cultura riverito, ammirato, invidiato, quando non addirittura odiato? Semplice: è stato scartato durante la formazione. Durante la cosiddetta formazione gli è stato “fatto capire” che i suoi talenti non erano “abbastanza sacerdotali”. Gli è stato “suggerito” di prendersi “un anno” di “riflessione” (cioè di andarsene via per non più tornare) perché per certe gerarchie ecclesiastiche è inaccettabile un candidato incapace di castrarsi appiattendosi al già bassissimo livello della mediocrità generale.

Dove non sono riuscite le persecuzioni, dove non è arrivata la corruzione, dove non si è potuto sopprimere il clero e i religiosi… dove non sono riusciti i nemici della Chiesa, sta riuscendo rapidamente la cosiddetta formazione, che incancrenisce la Chiesa promuovendo al sacerdozio solo la mediocrità.